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Verso una casa del linguaggio: Biourbanism Summer School 2019

Mercoledì 14 Agosto 2019 12:23  |  Editoriali  |  

La quarta Summer School della Società Internazionale di Biourbanistica, “Designing a Home of Language” (Artena, Italia, 13-20 luglio 2019), è cominciata riconoscendo la problematica situazione della comunicazione fra le persone e delle persone con l'ambiente sia naturale che costruito. L'incapacità di comunicare è alla base dell'impoverimento delle relazioni umane, della finanziarizzazione economica, dell'oggettivazione del lavoro, dei danni all'ambiente e all'architettura, dei cambiamenti climatici, della guerra e delle migrazioni di massa forzate. 

Abbiamo perciò discusso insieme la prospettiva di una soluzione basata su insediamenti più comunicativi: molte città piccole e dunque più capaci di rispettare le proprie conoscenze locali, tradizioni e culture in contrapposizione alle forme di vita delle metropoli industriali e globali che ci hanno invece portati alla Grande Trasformazione come descritto da K. Polanyi.

Un gruppo internazionale formato da studiosi, architetti, artisti e attivisti provenienti da Finlandia, Francia, Grecia, Paesi Bassi, India, Italia, Romania, Arabia Saudita, Slovenia, Siria, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti ha lavorato "dall'interno" del piccolo borgo di Artena (Roma). I partecipanti hanno abitato Artena per una settimana con l'obiettivo di formulare un modello logico, un esempio e una tipologia che possa essere emulata in altre parti del pianeta, perché Artena offre una struttura urbana autosufficiente, capace di dialogo civico e resistente all'omologazione.

La scuola estiva è consistita di tre parti: 1) un seminario di studio e discussione diretto dal Prof. Sergio Los; 2) la costruzione di una sauna comune con l'aiuto di persone del luogo sotto la direzione del Prof. Marco Casagrande; 3) attività artistiche e culturali, tra cui una mostra d'arte presso il MUSA - Museo Archeologico "Roger Lambrechts" di Artena, installazioni artistiche, conferenze, presentazioni di libri, una conferenza pubblica e una giornata di visita presso le città di Segni e Sabaudia.

 

1. Il seminario

Sembra che l'umanità stia pagando i benefici dell'industrialismo con l'autodistruzione. Un forte squilibrio tra evoluzione morale e tecnologica, l'iper-consumo di risorse e una nomadica globalizzazione liberale infieriscono sia sul nostro ambiente comune che sulla possibilità stessa di sopravvivenza delle comunità linguistiche in grado di discutere, assumersi responsabilità e agire insieme. Le città piccole e autosufficienti, libere dalla logica e dal ricatto del mercato globale, possono rappresentare un passo verso l'uscita dall'attuale crisi globale, sviluppando comunità civiche o sistemi biourbani come "case del linguaggio".

I risultati del seminario suggeriscono che un sistema biourbano può fiorire se:

- promuove un ambiente ove è la cultura a governare l'economia e non viceversa;

- appartiene a una pienezza temporale che include il passato, il presente e il futuro;

- promuove l'aiuto reciproco e la cooperazione piuttosto che la concorrenza;

- si oppone al dominio delle tecno-scienze e favorisce l'arte non come intrattenimento estetico ma come mezzo di conoscenza;

- costruisce la pace, al contrario della città industriale che comporta competitività, conflitti e, alla fine, guerra;

- è multifunzionale e autonomo nel provvedere ai propri consumi energetici ed alimentari nonché ai servizi fondamentali;

- è in grado di gestire e governare se stesso;

- si basa su un'economia circolare locale attraverso strumenti specifici e studiati ad hoc;

- connette le persone al luogo, al paesaggio e alla specificità bioclimatica;

- migliora la sostenibilità ambientale, sociale, culturale ed economica;

- si fonda sulla dinamica biologica in contrapposizione alla dinamica tecnologica;

- è una responsabilità condivisa fra i suoi abitanti;

- è compatto, col fine di incoraggiare l'interazione e la comunicazione sociale;

- favorisce l'accessibilità e i trasporti sostenibili e rispettosi.

 

2. La sauna

La sauna comune di Artena è stata realizzata in una grotta al di sotto della Piazza della Resistenza. Non è stata fornita alcuna direzione o chiusura progettuale, ma, al contrario, una possibilità in forma aperta di anarchia costruttiva per la comunità affinché potesse impegnarsi autonomamente in una missione collettiva. La sauna è cresciuta insieme allo slancio di un senso di azione comunicativa attraverso il lavoro collettivo. È una costruzione comunicativa, senza altro linguaggio comune che il lavoro fisico e la mente collettiva.

La Sauna Comune di Artena (già da qualcuno definita "Sauna della Resistenza") è un'opera altamente sito-specifica inserita nello speciale ambiente delle rocce di Artena e altrettanto rilevante nell'ambiente dell'inconscio collettivo artenese. La sauna pulisce costantemente anima e corpo e crea ceneri—ex cinere resurgo.

La sauna è stata costruita liberamente partendo da zero: prima è stato cercato il luogo dove potesse sorgere, poi il materiale da costruzione disponibile e, infine, la forza lavoro cooperativa tra partecipanti e cittadini. Misura 27 metri quadrati, ha un pavimento in assi di legno sospeso su uno strato di pietre ed è diviso in due ambienti: uno dedicato al kiuas (stufa) e alla pratica della sauna, e l'altro per cambiarsi e lavarsi. Si affaccia a nord, offrendo una bellissima vista sulla vallata ed un piccolo uliveto. La sauna è stata costruita a mano e con strumenti semplici. Questo lavoro ha innescato una dinamica sociale di cooperazione, eccitazione e orgoglio tra gli abitanti di Artena ("La sauna ci ha mostrato che se gli artenesi si uniscono, possono fare qualsiasi cosa dal nulla") e una discussione su come gestire un bene che non è né privato né pubblico, ma comune ("Chi si prenderà cura della sauna?", "Come dovremmo regolarne l'accesso e mantenerne l'uso gratuito?", ecc.).

 

3. Attività artistiche e culturali

Importanti lezioni seminali sono state impartite da Melek Aksoy, Marwa Al-Sabouni, Nando Bertolini, Sara Bissen, Kevin Blythe Sampson, Marco Casagrande, Sabrina Fantauzzi, Fotios Katsaros, Ghassan Jansiz, Sergio Los, Paolo Masciocchi, Robin Monotti Graziadei, Natasha Pulitzer, Fabio Rampelli, Matteo Riccelli, Stefano Serafini e Yeter Tan. Yeter Tan e Zana Kibar di Göç Izleme Dernegi hanno presentato il documentario Sur: Ax û Welat sull'urbanicidio. Kevin Blythe Sampson ha creato una scultura apposita per il luogo intitolata Time Is On My Side, situata accanto al muro esterno della sauna. Béju Dudali ha lasciato la sua opera Dudali a contemplare il panorama dal terrazzo del pub Il Mulo Brigante. Cesar Melgar ha esplorato Sabaudia con il suo obiettivo fotografico. Robin Monotti Graziadei ha offerto una lettura di Pasolini e Malaparte. Sara Bissen ha recitato Una foresta di parole al fianco di Melek Aksoy che ha dato vita alla Farmacia di Platone, presentando il suo libro stampato per l'occasione. La città di Çatal Hüyük di Aksoy e le foglie di Bissen rimangono ad Artena come costellazioni alfabetiche originarie, correlate al contributo di Serafini, Radici nel cielo.

La mostra Ultra Civitatis Ruinam — Oltre la Distruzione Urbana. Pian della Civita. Montefortino Artena Storie di Distruzioni Urbane, Ricostruzioni e Rizomi si è tenuto presso ARTEMUSA — Museo Archeologico di Artena “Roger Lambrechts” dal 13 al 16 luglio 2019. Presentate da Massimiliano Valenti, urbanista, archeologo e direttore del museo, opere selezionate di artisti internazionali e locali invitati sono state esposte nella collezione archeologica con opere d'arte di: Maxim Atayants, Iros Bianchi, Kevin Blythe Sampson, Béju Dudali, Cesar Melgar, Mihaela Negrii, e Daniela Ricasoli. L'idea di discutere l'argomento della distruzione urbana, della memoria e dell'arte continuerà in collaborazione con il museo. Micro-space Untouched by Humans, opera di Tatjana Capuder Vidmar, sarà esposto nei prossimi mesi.

L'Arch. Ugur Saglam ha creato dei disegni a penna elettronica delle case di Artena. Il disegno di Saglam sarà usato come un "insediamento" virtuale dei partecipanti alla scuola.

Giuliano e Francesco Bucci hanno discusso dell'arte della sartoria italiana tradizionale con i partecipanti nel loro laboratorio artenese fondato nel 1925.

Nikita Wu ha gestito i media e la fotografia, oltre a collaborare al progetto della sauna.

Durante la scuola sono stati lanciati i seguenti libri: M. Aksoy, Plato’s Pharmacy: My Memory Atlas I, The Landscape of the Soul, Istanbul 2019; S. Bissen, This is Not Topsoil, Artena 2019; S. Bissen & S. Serafini, After Dark: The Social Value of Sunlight in Artena Through its Urban Codes, Artena 2019; I. Erdem, Z. Kibar, & Y. Tan. Report on Human Rights Violations Against Women and Their Experiences During the Curfews and Forced Migration, Istanbul 2019, and S. Los, Cities and Landscapes as Symbolic Systems/Città e paesaggi come sistemi simbolici, Artena 2019.

La scuola ha preso parte a una giornata di studio a Segni e Sabaudia, contribuendo a una conferenza dell'Ordine degli Architetti di Roma e dell'Ordine degli Architetti di Latina a Sabaudia intitolata La forma dell'autonomia tra parole e silenzio: da Carbonia a Sabaudia, dove Natasha Pulitzer ha presentato la sua originale discussione sull'autarchia verde italiana negli anni '30.

 

La scuola è un prodotto della Società Internazionele di Biourbanistica ed è stata progettata, diretta e gestita da Stefano Serafini e Sara Bissen. La scuola è stata interamente auto-finanziata ed è orgogliosa della propria indipendenza da qualsiasi istituzione accademica, politica ed economica, nonché di essere uno spazio aperto a qualsiasi voce desiderosa e capace di discussione.

I partecipanti sono stati: Prof. Arch. Tatjana Capuder Vidmar, Arch. Anu Mantsinen, Arch. Gabriele Mundula, Arch. Bas Oudenaarden, Arch. Emmaliisa Reinikainen, Arch.Ugur Saglam, Arch. Nur Sipahioglu, Ing. Jan Sufyan e Arch. Christiaan Zandstra, che sono stati coinvolti in 22 ore di lezioni, 25 ore di seminario e 8 ore di visite/escursioni. La Prof. Arch. Vibhavari Jani si è unita al gruppo per due giorni. La giornalista Marlo Safi ha partecipato alla scuola per seguirla per conto del National Review (USA).

La scuola è stata visitata dal Vice Presidente del Parlamento italiano, Fabio Rampelli, architetto interessato alla progettazione centrato sull'uomo, e dai rappresentanti del Comune di Artena, Augusto Angelini e Carlo Scaccia. La principessa Nike Arrighi Borghese, artista, ha partecipato all'inaugurazione della scuola.

Hanno parlato della scuola: The National Review, Elle Italia, La Nuova Tribuna, Roma Daily News, Policy Maker, AG Cult e Il Secolo d'Italia.

Diversi partecipanti stanno attualmente sviluppando i risultati della scuola per iscritto e in altre forme. Ci aspettiamo risultati interessanti da questa esperienza, che più di un partecipante ha definito "capace di cambiare la vita".

 

Per maggiori informazioni: Biourbanism School su Tumblr e Instagram.

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