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Il disegno sociourbano come guerriglia contro la "crisi"

Lunedì 30 Giugno 2014 15:53  |  Biopolitica  |  

di Stefano Serafini

Non so se sia ancora corretto parlare di destrutturazione quando si affronta criticamente il concetto di estetica, specialmente in architettura ed urbanistica, perché la semantica del termine stesso è già stata destrutturata dall'esercizio del dispositivo. Non soltanto oggi l'estetica non ha nulla a che vedere con la bellezza, ma ha perso anche ogni rapporto con i sensi e quindi con la propria radice semantica, riducendosi a un puro non senso.

La mia opinione è che l'estetica sia divenuta la prigione del design: essa ha ridotto a decoratori del sistema coloro che un tempo avevano il compito di disegnare il nostro mondo, e con esso le possibilità della nostra libertà. Ciò vale non soltanto per gli architetti e gli "architetti delle città" o urbanisti, ma per tutti coloro che oggi progettano oggetti, servizi, strategie. L'estetizzazione è obbedienza a un dogma non pronunciato, la versione dura e sottile di un moralismo bigotto proprio della società dello spettacolo.

Dopo aver introdotto lo studio di come il disegno urbano influenza la neurofisiologia umana, era necessario che la biourbanistica approfondisse il modo in cui tale effetto colpisca l'intero sistema sinaptico urbano, cioè quell'insieme di connessioni che rendono il "processo città" l'ambiente proprio degli esseri umani, o come si diceva una volta, il luogo della comunità. È allora forse quello della crisi il momento più fecondo per tornare a porre le domande giuste e reindirizzare la rotta della progettazione verso la profondità che sfugge al potere dello spettacolare.

La progettazione della città ovviamente ha un grande potere sulla socialità dei suoi abitanti. Ma qual è il criterio che ci permette di disegnare piazze, strade, edifici in modo da agevolare, anziché ostacolare, le relazioni umane? Come dev'essere progettata una città capace di potenziare la naturale tendenza umana alla connessione? E da qui all'economia, che passaggio c'è? Cosa significa in termini di seri problemi progettuali, la fase della cosiddetta "crisi" che richiama l'austerità?

A seguire la ormai tradizionale settimana di studio ad Artena, quest'anno dedicata a neuroergonomia e sociogenesi, ci sposteremo dunque dal 1 al 9 Agosto in Grecia, dove le domande si fanno più pressanti al ritmo di un cambiamento sociale catastrofico.

Il workshop internazionale "Le trasformazioni socio-spaziali sotto lo stato di emergenza" vedrà la partecipazione di progettisti, economisti, sociologi, artisti, psicologi e attivisti che discuteranno in che modo la biourbanistica possa aiutare a ribaltare "la stuttura crisi" in un sistema vitale, delineando le implicazioni sistemiche delle risposte locali alla recessione, ed esplorando le pratiche socio-spaziali che contraddicono e negano il regime di ristrutturazione economica attuale.

Il programma si compone di tre laboratori (logistica P2P/Open Source / Oltre l'economia, Biofilia / Potenzialità della progettazione) un seminario sensoriale, un Design Studio specifico per il luogo, ed escursioni. 

Parole chiave: Biourbanistica, Pari-a-pari, Pattern progettuali, Biofilia, Sensorialità, Ingegeneria Open Source, Processi di soggettivazione, Beni comuni, Protocolli urbani, Immaginario insulare, Ecologia del Mediterraneo.

Il workshop si terrà ad Heraklion, Creta, Grecia, dal 1 al 9 Agosto 2014, a un costo comprensivo di vitto e alloggio di soli 300,00 euro grazie all'aiuto delle cooperative locali, e con l'opportunità di borse di studio residenziali.

Per maggiori informazioni: www.autonomousresearchlab.org   e-mail: [email protected]

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