di Milena Clausi
Arte Partecipativa e Agopuntura Urbana
Boa Mistura è un gruppo di arte urbana costituitasi alla fine del 2001 a Madrid, in Spagna. Tutto ha inizio con un gruppo di giovani dai soprannomi bizzarri che decide di unire le proprie forze per creare una buona mistura di idee e competenze.
Il termine Boa Mistura, dal portoghese "buona miscela", si riferisce infatti alla diversità di prospettive e punti di vista di ciascun utente; visioni distinte che si completano a vicenda e si combinano per creare qualcosa di unico e coerente.
È questa la ricetta vincente di una realtà creativa che, in poco più di un decennio, ha sviluppato progetti riguardanti lo spazio pubblico in quasi tutte le parti del globo: Sud Africa, Norvegia, Berlino, San Paolo e Rio de Janeiro.
Boa Mistura è un'arte collettiva multidisciplinare che si concentra in gran parte sull’effetto dei graffiti nella creazione di comunità. La loro arte non è fine a sè stessa, ma si pone l’obiettivo più nobile di veicolare un messaggio umano, di valorizzazione della città e conseguentemente dei suoi abitanti.
Il gruppo è composto da: l'architetto Javier Serrano, l'ingegnere Civile Rubén Martín, Pablo Purón laureato in Pubblicità e Relazioni Pubbliche, Pablo Ferreiro e Juan Jaume, laureati entrambe in storia dell’arte.
La missione è semplice: “ridare al mondo il suo colore”, come dichiarato sul loro sito web.
Uno dei lavori più recenti del gruppo Boa Mistura è il progetto di street art "Luz nas vielas" in Vila Brasilândia, una delle favelas alla periferia di São Paulo. L'intervento brasiliano si concentra su "Becos" e "vielas", tortuosi vicoli che rappresentano il cuore e la vera articolazione della vita interna della comunità. "Sono dove tutta la vita va avanti", dice Puròne.
Valorizzazione artistica dei quartieri suburbani degradati delle città e coinvolgimento degli abitanti nel processo creativo rappresentano il modus operandi del gruppo Boa Mistura.
Democrazia a colori
Per Boa Mistura, i colori e l'illusione ottica hanno funzionato in Brasile come un livellatore: “Abbiamo pensato che il colore sarebbe stato un bel modo di democratizzare le superfici - appiattire le differenze con un colore e una parola” (P. Puròne).
Invasa da coloratissime installazioni, la favela di San Paolo, diventa così veicolo di cinque importanti concetti: Bellezza, Orgoglio, Grazia, Fermezza e Amore. “Le parole che vennero selezionate, rappresentano parole che abbiamo ascoltato per tutto il tempo”, dice Purone. “La gente si saluta tra di loro utilizzando parole come " Beleza " e " Firmeza ". Ecco così che intere vie della baraccopoli hanno cambiato completamente faccia, diventando gocce di colore in un oceano di vita.
In un’ intervista a Pablo Puròn, artista del gruppo Boa Mistura, quest’ultimo spiega che prima di intraprendere un nuovo progetto di street art, il gruppo di lavoro cerca l’ispirazione e le linee guida attraverso il più importante aspetto di una comunità: le persone che in essa vivono, si riuniscono e si relazionano. "Ci piace sentire il posto, parlare con la gente del luogo, respirare l'atmosfera ed essere ispirati prima dell'inizio del lavoro", ha detto Puròne.
Nell’ottica di condividere con gli abitanti la trasformazione del loro ambiente, e seguendo il concetto di arte partecipativa, le persone del luogo sono state coinvolte nella realizzazione dei murales che sintetizzano, ciascuno con una parola, la vita della comunità. Boa Mistura e i residenti artisti hanno dipinto le mura della città con colori vivaci e, utilizzando il principio dell’anamorfismo (effetto di illusione ottica), hanno dato vita ad un trucco visivo nel quale le parole dipinte sembrano fluttuare se viste da una certa angolazione.
Ridare al mondo il suo colore
Ecco quindi che lo spazio pubblico contemporaneo assume l’immagine di uno specchio che riflette la complessità della società che in esso vive, si ritrova e si rappresenta. Il caso del gruppo Boa Mistura rappresenta un virtuoso esempio di Street Art che usa l'arte quale mezzo di agopuntura urbana, per valorizzare il contesto e creare un legame con chi lo abita, spesso troppo distaccato dal suo ambiente di appartenenza.