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Sacro, profano e simbolismo geometrico in architettura

Venerdì 12 Aprile 2013 09:13  |  Teoria  |  

di Antonio Caperna

"Non entri chi non sappia di geometria" (Platone)

Il presente saggio parte da due assunti: 1. se da un lato la cultura razional-illuministica ha rappresentato un punto di svolta nella storia Occidentale, dall’altro lato ha come “congelato” parte della nostra spiritualità nel dominio della razionalità. 2. Il razional-meccanicismo è una necessità intrinseca delle culture che si avviano al tramonto. Il simbolismo della modernità, attraverso arte, architettura, etc., permette di leggere gli aspetti di decadenza.

L’ambiente costruito, con il suo simbolismo geometrico, permette una comprensione della matrice culturale che lo ha generato. In tal senso, se in passato vi è stata una forte interconnessione tra ambiente costruito e componente psico-fisica, l’architettura contemporanea, con la sua eccessiva semplificazione geometrica ha finito con lo spezzare questi legami, fisici e psicologici.

Partendo dal presupposto che la cultura razional-cartesiana è stata una intrinseca necessità della civiltà Occidentale, dimostrerò i limiti di tale approccio metodologico e la speranza che l’approccio olistico possa fornire gli strumenti e le metodologie per vincere le nuove sfide della contemporaneità.

 

INDICE

1. Cultura classica e il suo rapporto con matematica, spiritualità e bellezza
2. Dalla cultura classica a quella razional-cartesiana
3. Bellezza e spiritualità nel mondo contemporaneo
4. Conclusioni: quale ruolo per l’architettura?

 

1. Cultura classica e il suo rapporto con matematica, spiritualità e bellezza

Storicamente, l’architettura ha sempre attinto dal sapere matematico. Difatti, la maggior parte delle architetture del passato avevano una forte component matematica, intimamente legata a valori simbolici. 

La grande piramide, ad esempio, contiene nella sua matrice costruttiva la sezione aurea, nonché se sezionata definisce il così ditto triangolo egizio o di Keplero.

Allo stesso modo il mondo greco e, poi, quello romano, hanno saputo coniugare il sapere matematico con valori simbolici e spirituali. Aristotele, nel Metafisica, parla dell’attitudine dei pitagorici verso la matematica e del loro particolare interesse per il numero come elemento dalla valenza “filosofica”.

Questi legami si sono prolungati anche nel periodo medioevale e in quello rinascimentale poi.

E' bene ricordare che la cultura medioevale si caratterizzava per un forte legame, quasi ancestrale, con la “madre terra”, nonché da una forte componente di passione e sacralità verso il mondo circostante. Lo stesso rapporto tra città e campagna era di relazione non solo di dipendenza fisica e culturale, ma anche emozionale, tanto da definire una sorta di unità psicologica e fisica.

Molte persone sono portati a considerare il periodo medioevale, come non solo un periodo oscuro, ma anche un periodo privo di un sapere matematico. Niente di più sbagliato. Il linguaggio matematico del Medioevo si è espresso attraverso il linguaggio delle pietre: in tal senso le cattedrali medioevali sono una magnifica ed insuperabile enciclopedia che sa coniugare e sintetizzare sapere matematico, pensiero filosofico e simbolismo metafisico. Come scritto dall’Abate Suger “l’armonia, che è la perfetta relazione tra le parti in termini di proporzioni matematiche, è la fonte della bellezza dal momento che essa esemplifica e si accorda con la legge divine che ha creato l’universo”


Quadrivium della conoscenza del periodo medioevale. Si noti come l’apice del sapere facesse riferimento alla matematica. (Fonte: Squaring the Circle. Geometry in Art & Architecture, by Paul Calter)

La rinascita cultural del ‘400 e ‘500 italiano ha anch’essa interagita con il sapere matematico.

Leonardo da Vinci, Palladio o Durer hanno operato molti studi con riguardo al corpo umano e la geometria euclidea. Di grande importanza sono poi gli studi di Fibonacci, in particolare per la sequenza di numeri da lui ideata e conosciuta, appunto, come successione di Fibonacci, ovvero:

1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, ....

in cui ogni termine, a parte i primi due, è la somma dei due che lo precedono.

Sembra che questa sequenza sia presente in diverse forme naturali (per esempio, negli sviluppi delle spirali delle conchiglie, ecc...).

Come scritto da Rudolph Wittkower a proposito di Santa Maria Novella: "L'intero edificio sta rispetto alle sue parti principali nel rapporto di uno a due, vale a dire nella relazione musicale dell'ottava, e questa proporzione si ripete nel rapporto tra la larghezza del piano superiore e quella dell'inferiore”.

Infatti, la facciata s'inscrive perfettamente in un quadrato avente per lato coincidente con la linea di base della chiesa. Dividendo in quattro tale quadrato, si ottengono quattro quadrati minori equivalenti alle parti fondamentali della facciata: due di essi comprendono la zona inferiore; mentre uno comprende la parte superiore.


Alberti, nel suo trattato “Della Pittura”, con riferimento alla matematica come struttura di conoscenze per lo sviluppo di opera artistiche scrisse: “Avendo io a scrivere de la Pittura in questi brevissimi commentarii, accioche il parlar mio sia più chiaro, piglierò primieramente da i matematici quelle cose che mi parranno a ciò a proposito”.

Elemento che va ricordato è la necessità secondo Alberti di fare in modo che ogni elemento dell’opera fosse in accordo con le altre componenti in modo da formare un assieme armonico e bello.

Modello costruttivo di una cattedrale gotica
Sopra. Modello costruttivo di una cattedrale gotica

Santa Maria Novella (Firenze)
Sopra. Santa Maria Novella (Firenze)


Rosone della Cattedrale di Strasburgo (Francia)

Come illustrato da Painton Cowan in “The Rose Window - Splendour and Symbol, nel rosone si possono leggere tre modalità di espressione geometrica: una manifesta, una simbolica ed una nascosta.

 

2. Dalla cultura classica a quella razional-cartesiana


L’avvento della cultura razional-cartesiana ha rappresentato un punto di svolta nella cultura dell’Occidente. Questo passaggio paradigmatico ha imposto un nuovo modello culturale che ha impregnato il sapere nelle sue differenti componenti. La visione meccanica del mondo e dello stesso uomo come macchina ha rappresentato una profonda trasformazione. L’atteggiamento razional-cartesiano si è caratterizzato per mezzo delle seguenti proprietà:

- ogni fenomeno complesso può essere studiato attraverso le proprietà delle parti;
- ogni descrizione di fenomeni scientifici avveniva attraverso e per mezzo di un osservatore neutrale
- forte valore per le componenti quantitative nell’analisi di fenomeni;

Tale approccio, seppure abbia prodotto una grande crescita sociale, economica e politica, ha rappresentato una rottura con il passato tanto in termini politici ed economici che in termini culturali e sociologici.

L’affermazione di struttura filosofica che inquadra ogni cosa in una ideologia trionfalistica del progresso sottomesso alla verifica del comando scientifico ha avuto la definitiva affermazione attraverso e per mezzo dell’Illuminismo, il quale ha partorito una visione dell’esistenza e del Creato fondata sulla ragione, la quale va a contrapporsi “alla visione umanistica e classicheggiante del mondo; una visione, quest’ultima, dove le parole destino e segno hanno un senso che va oltre la scienza, attraverso un intimo legame che lega il microcosmo con il macrocosmo in quanto parte del grande cerchio, all’interno del quale è racchiuso il senso dell’”esistenza” (Caperna, 2002). Questa struttura “umanistica” concepisce la storia come “azione creativa dell’Uomo”. Allora essere nella storia vuol dire diventare consapevoli che in noi stessi c’è l’azione e la forza creatrice; essere consapevoli vuol dire subordinare la necessità meccanica (causa) alla necessità organica, nel senso che quest’ultima è il vero fondamento della vita e atto creativo rispetto alla prima che definisce limiti e regole. Se si vuole dare un corpo a questo contrapporsi di uno stesso animo dobbiamo, allora, pensare al Faust di Göethe. Faust ama la dinamica dello spazio illimitato, i campi magnetici, le molecole dei gas, i flussi delle correnti elettriche; ma anche la forza ascendente delle cattedrali gotiche e il fascino dell’ignoto. L’anima di Faust nasce dalla tensione e dalla congiunzione della forza insita nell’Uomo con la rappresentazione di Potenza Divina (Dio, Natura, es. la filosofia di Bruno). La vita di Faust è quindi un continuo contrapporsi tra una “logica umana” ed una “logica tecnica”, ovvero la lotta tra un frammento di vita cosmica - in cui la morte è rinascita e il dolore diviene amore, con un frammento di vita tecnica in cui la potenza e la volontà di dominio sul Creato sono ricercate affannosamente. Una lotta tra due “essenze” che produce uno scontro, una contrapposizione non tanto sugli effetti che ad esempio una legge fisica produce, quanto sul valore, sul significato simbolico che essa assume nel complesso della nostra civiltà. Ecco allora che l’anima tecnica faustiana sulla natura ha generato una conoscenza concettuale del Creato, la quale si esprime sotto forma di scienza esatta, la qual cosa genera, attraverso l’illusione del progresso, la dittatura del denaro ed una civiltà che ha attribuito in significato idolatrico alla macchina subordinano ad essa ed alle sue leggi la nostra essenza.

Si è assistito ad una implosione della nostra civiltà, la quale ha prodotto un dualismo sul valore ultimo e sul senso da dare all’esistenza, un lento quanto inesorabile indebolirsi del “senso mistico” come motore di ricerca sul significato ultimo del Creato, per contro ad un nuovo modo di percepire la realtà, attraverso cioè il filtro delle conoscenze tecnico-scientifiche, le quali forniscono all’Uomo nuovi strumenti per affermare sempre di più la propria forza, lasciandosi dietro tutte quelle manifestazioni di “amore cosmico” che avevano caratterizzato la fanciullezza di questa nostra civiltà.

 

3. Bellezza e spiritualità nel mondo contemporaneo


Oggi si assiste ad un completo appiattimento culturale o, come direbbe Paul Ricoeur “sembra che il genere umano, avvicinandosi en masse a una elementare cultura di consumo, si sia fermata en masse a un livello subculturale”( Ricoeur, 1965). Ciò fa si che “ovunque nel mondo possiamo ritrovare lo stesso brutto film, le stesse atrocità in plastica o alluminio, lo stesso linguaggio distorto della propaganda”, la stessa tipologia urbana ad a Shangai, Roma o New York. La così detta globalizzazione, se da un lato ha fuso i mercati economico-finanziari del pianeta, dall’altro a distrutto modelli culturali locali creando una sorta di “bolla” pseudoculturale che nella sua tragica avanzata sta mano a mano consumando il nucleo etico e mitico delle diverse culture. Dai processi di standardizzazione industriale ci si sta avviando a quelli di standardizzazione delle diversità culturali, con il conseguente, inevitabile impoverimento generale del sapere. All’interno di questo nuovo modello culturale si è inserita l’archiscultura, ovvero architettura tutta tesa ad “una qualità prettamente fisica” (Caperna, 2003). E’ un atteggiamento sterile e assolutamente incapace di procreare nuove forme espressive e nuove idee capaci di promuovere nuovi modelli di spazi urbani e architettonici capaci di abbracciare le esigenze dell’Uomo e non di schiacciare quest’ultimo in forme folli ed esasperate. L’architettura è un’esperienza che deve condurre alla realizzazione di opere che siano in rapporto con l’Uomo e con la Natura e non in conflitto con essi. Non è possibile concepirla come puro estetismo, quasi si trattasse di una sfilata di prèt à porter per pochi eletti e che, il più delle volte, non avendo idee concepisce delle realizzazioni atroci che riescono solo a trasmette un senso di malessere o, peggio ancora, rappresentano solo un’aggressione psicologica.

La mia critica vuole essere provocatoria e radicale verso il sistema culturale perché l’architettura è parte ed espressione dello stesso. L’architettura è stata in tutte le epoche la rappresentazione fisica di ciò che ogni civiltà ha saputo esprimere, dalla musica alla poesia, dalla politica all’utopia. Ha incarnato nelle pietre le aspirazioni millenarie dell’Uomo rendendole visibili e facendosi messaggera anche e soprattutto verso chi non possedeva un’alfabetizzazione politica e filosofica.

Questa architettura capace di trasmettere sensazioni e idee – nel bene e nel male - si è arrestata nel corso del novecento, dando vita a quelle architetture che potremo definire delle macchine celibi.

MADA s.p.a.m., Biblioteca dell’Università di Zhenjiang, Cina

Arata Isozaki, palazzina residenziale a Roma

Questa stasi espressiva della modernità, sia ben chiaro, ha caratterizzato e caratterizza la cultura, la politica e l’economia, dando corpo all’effimero in ogni sua forma espressiva. Manca forza creativa e la fine della contrapposizione Est-Ovest, con la vittoria del capitalismo, ha mostrato nella sua piena interezza l’agonizzare del pensiero razional-meccanicista, l’incapacità dello stesso a generare nuove idee, nuovi progetti e nuovi modelli capaci di affrontare nuovi scenari.

Nei suoi aspetti culturali ed artistici si è assistito sempre più spesso a forme di delirio più che di espressioni artistiche. Come direbbe Herald Szeemann queste “macchine celibi, anche se sembra corrispondano ad una logica costruttiva, rimangono dei meccanismi bizzarri che trovano la propria motivazione solamente nel rifiuto della procreazione e nella contemporanea affermazione e negazione dell’erotismo, della morte e dell’immortalità”.

Royal National Theatre, Londra, Denys Lasdun (1976).

 

4. Conclusioni: quale ruolo per l’architettura?

Abbiamo visto come il simbolismo di una civiltà può fornirci chiare chiavi di lettura. In tal senso, la nostra civiltà mostra tutti i segni della “spossatezza” propria dei periodi finali:

- Crescita delle forze espansive; in tale ottica vanno visti tanto le forme ipertrofiche di crescita urbana con I fenomeni di megalopoli, tanto le forme di crescita economica e finanziaria;
- Perdita del sacro in favore di una cultura meccanicistica derivate dalla scienza
- Crescita inorganica (tanto per gli aspetti sociali che culturali e della componente fisica)
- Dominio del denaro come forma astratta; ovvero predominio dei mercati finanziari che commerciano ed inventano sempre nuove forme astratte di transizioni finanziarie.

Alla luce di questi segni, si rende necessario un rinascimento culturael attraverso:

- Approccio paradigmatico olistico e ridisegno della didattica nelle scuole di architettura.
- L’architettura è l’arte di costruire ambienti per l’uomo, nel rispetto delle esigenze di tutti e per le reali bisogni umani.
- Comprendere la forza della componente geometrica nel disegno urbano ed architettonico. La città è un sistema interattivo complesso dove ogni componente interagisce con le altre formando un assieme. Come mostrato da diversi autori (Alexander, Salingaros,) l’armonia tra gli spazi urbani e I bisogni umani (sociali e psicologici) deriva da una coerente interazione tra le diversi parti dell’ambiente costruito. In tal modo la coerenza geometrica può assurgere non solo ad un ruolo di costruzione dell’ambiente fisico, ma anche di element simbolico.
- Ogni grande opera architettonica è sempre un sottile gioco tra complessità e semplicità, tra ordine e caos
- Come scritto e dimostrato da Christopher Alexander(Alexander et. al., 1977; Alexander, 2004) e Nikos Salingaros (Salingaros, 2005) il disegno urbano e legato a processi sociali e psicologici costituendo l’elemento essenziale per la riuscita di un progetto urbano che rispetti l’uomo.

L’approccio olistico che trapianta conoscenze matematiche nel progetto urbano è la sfida che ci aspetta nell’immediato futuro.

Il fallimento della cultura architettonica del XX secolo, le nuove sfide quali la sostenibilità e vivibilità delle aree urbane, nonché la rivoluzione digitale richiedono nuovi modelli e nuovi approcci non più legati alla cultura dello scorso secolo.
Una particolare attenzione è rivolta alla sfida che ci viene dalla information communication technology (ICT), ovvero al primario ruolo assunto dalla informazione, come pure le profonde trasformazioni nella relazione tra spazio e tempo e nel rapporto tra locale e globale.

Vi sono molteplici questioni sul tappeto e la nostra sfida consiste nelle risposte che saremo capaci di dare a questi argomenti. La ricerca è, più che mai, un dovere e come architetti non dobbiamo cedere, come accaduto in passato, responsabilità che invece ci appartengono.

Concludo con le parole scritte da Alexander: "In the past century, architecture has always been a minor science - if it has been a science at all. Present day architects who want to be scientific, try to incorporate the ideas of physics, psychology, anthropology . . . in their work . . . in the hope of keeping in tune with the "scientific" times. I believe we are on the threshold of a new era, when this relation between architecture and the physical sciences may be reversed - when the proper understanding of the deep questions of space, as they are embodied in architecture . . . will play a revolutionary role in the way we see the world . . . and will perhaps play the role for the world view of the 21st and 22nd centuries, that physics has played in shaping the world view of the 19th and 20th."

 

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