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Placemaking: un processo di cambiamento

Martedì 27 Maggio 2014 10:47  |  Urbanistica  |  

di Angelica Fortuzzi

Il placemaking si può definire sia una pratica che un modo di pensare. In altre parole, è un approccio alla progettazione, pianificazione e gestione degli spazi pubblici, che si sta diffondendo molto non solo negli Stati Uniti, ma anche a livello internazionale. Si tratta di uno strumento estremamente pratico per processi “bottom-up”, guidati dalla comunità locale, orientati a migliorare un quartiere, una città o una regione.

Alcune qualità che definiscono il processo del placemaking: “collaborativo, sociale, culturalmente consapevole, sensibile al contesto, multi-disciplinare, visionario, ispirante/motivante, inclusivo, trasformativo, flessibile, in continua evoluzione”; al contrario, il processo non è “imposto dall'alto, escludente, orientato dal progetto, statico, monodimensionale, reattivo, privatista”, focalizzato sulla mobilità in automobile (www.pps.org).

L'idea di placemaking è innovativa perché propone un approccio alle questioni urbane da un’angolazione diversa rispetto al solito, aprendo a prospettive e possibilità nuove. Il focus della pratica è il luogo e, conseguentemente, anche la comunità che ci vive e ci lavora. Lo spazio pubblico rappresenta, infatti, il tessuto connettivo di una comunità, da qui l’importanza della sua cura.

Obiettivo del placemaking è la diffusione di un modello di sviluppo urbano e la promozione di principi urbanistici più a misura d'uomo e incentrati sulle persone, che favorisca, quindi, la riappropriazione degli spazi pubblici da parte dei cittadini. La forma dello spazio dovrebbe facilitare l'interazione sociale e migliorare la qualità della vita di una comunità, creando luoghi vivibili e vibranti, pieni di attività e di vita.

L'essere umano è posto al centro di questa pratica e, conseguentemente, in un processo di placemaking la comunità è il principale esperto di riferimento. Il processo si avvale delle risorse, della motivazione e delle capacità presenti nel territorio e nella comunità locale.

Si tratta di un processo dinamico, in continua evoluzione, che produce un circolo virtuoso che sviluppa il senso di appartenenza, innesca connessioni e relazioni tra quartieri, sostiene la giustizia e l’equità sociale, promuove la sicurezza della comunità, attiva lo sviluppo economico e diffonde una maggiore attenzione e sensibilità verso la sostenibilità ambientale. Il placemaking è il risultato di una combinazione di caratteristiche fisiche del luogo, delle attività che vi si svolgono, e del significato che a quel luogo viene attribuito dagli abitanti; è una modalità che favorisce lo svilupparsi e il dischiudersi del genius loci di uno spazio o di un territorio, che ha come obiettivo finale la promozione della felicità e del benessere delle persone attraverso spazi pubblici attraenti, rispondenti ai bisogni e, possibilmente, dotati di bellezza.

[L'articolo è il primo di una serie che intende approfondire la pratica del placemaking.]

 

Per approfondire

• Alexander, C., Ishikawa S., Silverstein S. (1977), A Pattern Language: Towns, Buildings, Construction. New York: Oxford UP.
• Alexander, C. (1979), The Timeless Way of Building, New York: Oxford UP.
• Borys, H. (2013), Creative Placemaking: From Here Until Now, last modified November 15, www.placemakers.com
• Gehl, J. (2010), Cities for People, Washington, DC: Island.
• Jacobs, J. (1992), The Death and Life of Great American Cities, [New York]: Random House.
• Project for Public Spaces, Placemaking for Communities, www.pps.org
• Whyte, W. H. (1980), The Social Life of Small Urban Spaces. Washington, D.C.: Conservation Foundation.

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