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La sostenibile complessità. Il lascito di Paolo Soleri

Mercoledì 09 Aprile 2014 14:34  |  Architettura  |  

di Francesco Letteriello

A solo un anno dalla sua morte Paolo Soleri ci lascia la visione di un’architettura organica e coerente, frutto dell’integrazione indispensabile tra uomo e natura che egli stesso definiva “strumento necessario per l’evoluzione del genere umano” (The city in the image of man, Cambridge, MIT press, 1969).

Nonostante i repentini cambiamenti del modo di pensare e percepire l’urbanistica, ancora non si è trovato un vero e proprio punto d’incontro tra natura ed architettura. Ciò potrebbe indurre a riflettere sugli sforzi fatti da Soleri e se questi siano stati nulli. Ma basta meditare su tutti gli anni di vita trascorsi dallo stesso a creare un nuovo modello di città, “rinnegando” il pensiero modernista del suo maestro, Frank Lloid Wright.

La sua idea era di far condividere ad una comunità di studenti, artigiani, artisti e a qualsiasi  altra persona fosse interessata, la ricerca di nuove forme, capaci di dar vita ad un ambiente a misura d’uomo, e tali da contrapporsi alle idee della città moderna. Queste le basi per una nuova concezione di “spazio”, realizzata dalla stretta connessione fra aspetti biofilici e ricercatezza delle forme naturali. Nasce così Arcosanti, un vero e proprio laboratorio a cielo aperto dove la “dottrina accademica” lascia spazio al disegno e all’iniziativa di tanti volontari. Qui le costruzioni vengono erette a partire dalla tesi secondo cui ridurre  quantità e materiali utilizzati favorirebbe l’esistenza di sistemi estremamente complessi, capaci di garantire una  forma urbis  plastica, e non statica, in grado  di evolversi ed adattarsi alle necessità del tempo. La si potrebbe quasi definire un’ urbanistica lenta, in quanto per realizzarla ci sono voluti quasi quarant’anni.

Nella ricerca della purezza formale di Soleri, si può percepire un distacco dal fallimento dell’urbanistica moderna e un avvicinamento a un modello stocastico con funzioni in continua trasformazione.

Si ritorna così al modello della “città ideale” pensata e disegnata da architetti urbanisti rinascimentali in cui primeggiano equilibrio, simmetria e prospettiva che si contrappongono alla città reale.

“al centro della prospettiva c'è il concetto di città ottimizzata, che si riscalda e si raffredda naturalmente, che non ha bisogno di trasporto privato  essendo i percorsi brevi. Un luogo dove la produzione agricola, manifatturiera e cognitiva si sviluppa in zone pianificate e compatte, dove gli spazi per vivere e incontrarsi sono studiati per esaltare, nella essenzialità, i bisogni autentici e lo spirito dell'individuo”.

La casualità, la non pianificazione degli spazi e la distruzione del paesaggio che si percepiscono nella città contemporanea  fan si che il pensiero di Soleri sia oggi più attuale che mai.

Come teorizza anche il suo ispiratore, il filosofo Pierre Teilhard de Chardin,il punto omega, che la morfogenesi ideata da Soleri  genera, è un approccio ai principi che la biourbanistica propone. Inoltre, getta le basi per una città di terza generazione  con una visione a lungo termine.

Lo studio portato avanti da Soleri per la realizzazione della città ideale, continuerà con i tanti volontari che come lui hanno creduto e credono in un’ urbanistica per l’essere umano.

Il nostro compito non è altro che quello di operare il più possibile su territori dalle semplici caratteristiche, rispettandone la fisionomia naturale e, al contempo, realizzare nuovi ambienti che riescano a soddisfare le esigenze evolutive del tempo.

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