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Il Quartiere Bo01 di Malmo, Svezia

Lunedì 08 Aprile 2013 14:53  |  Urbanistica  |  

di Antonio Caperna

Malmö, città della Svezia meridionale (250.000 abitanti), ha avuto, come molte città europee, una profonda trasformazione nel corso dell’ultimo decennio. La crisi del settore industriale e cantieristico nonché la conseguente dismissione di alcune attività produttive, ha creato le condizioni affinché la città si potesse riappropriare di un’area cittadina posta nella parte occidentale della città e nota come West Harbour.

Tale area è costituita da una penisola di origine artificiale di 140 ettari di superficie, sorta verso la fine del XIX secolo attraverso un’opera complessa di bonifica dell’originario litorale marittimo, per accogliere i cantieri navali della società Kockum. Il nuovo insediamento progettato, sorge, quindi, in una posizione strategica sull’estremità occidentale del porto di Malmö, a stretto contatto con la spiaggia, i grandi parchi urbani ed il centro della città, ed ha una dimensione complessiva di circa 30 ettari.

Bo01 (bo in svedese significa abitare) è stata una iniziativa promossa da un’azione sinergica tanto del governo centrale quanto dalle autorità locali, sia regionali che cittadine. Poiché in tale operazione sono state coinvolte anche le forze economico-imprenditoriali sia svedesi che non, si è usata come cassa di risonanza economico-politica l’occasione scaturita dall’esposizione europea sull’abitazione, inaugurata nel settembre del 2001 proprio a Malmö ed intitolata “La città del domani per una società dell’informazione ecologicamente sostenibile in un’epoca di benessere”. Attraverso tale operazione di marketing urbano si è riusciti a creare un grande interesse, soprattutto nel dibattito architettonico europeo visto che la progettazione dei singoli edifici è stata affidata a varie personalità del mondo architettonico. Il progetto è stato commissionato dalla Municipalità di Malmö all’architetto Klas Tham, docente di architettura al Lund Institute of Tecnhology. Il suo incarico prevedeva il recupero dell’area Ovest del porto con la finalità di trasformarla in un quartiere che fosse “bello e sostenibile”, che tenesse conto non solo delle questioni ambientali ma anche dei bisogni degli individui che lo avrebbero abitato e vissuto, una volta terminata l’esposizione. Il progettista incaricato di coordinare il progetto ha disegnato il piano generale ponendosi come obiettivo principale la soddisfazione dei futuri abitanti e cercando di inserire elementi che facessero diventare l’esperienza di chi percorre il quartiere un continuo “affacciarsi” verso qualcosa di nuovo. Elemento essenziale della progettazione è stato il concetto di sostenibilità, applicato sia dal punto di vista tecnico, nella definizione di spazi urbani ed edifici con caratteristiche ecologiche, sia per quanto riguarda la sua accezione sociale. Soprattutto il significato sociale della sosteniblità è per Klas Tham una questione essenziale nella definizione di ogni progetto che si rivolga al futuro. Non basta, quindi, adot¬tare misure a carattere “ecologico”, che, molte volte, finiscono per essere insostenibili per chi ci vive, ma garantire delle architetture che sappiano esprimere e trascinare emotivamente le persone permettendo loro di condurre una vita migliore.

Infine si è ritenuto interessante operare un’analisi, seppure fugace, su operazioni analoghe svolte in altre realtà, introducendole anche attraverso le esperienze di alcuni grandi architetti, come Thomas Herzog.


PREMESSA

Malmö, città della Svezia meridionale (250.000 abitanti), ha avuto, come molte città europee, una profonda trasformazione nel corso dell’ultimo decennio. La profonda crisi strutturale che ha investito sia il settore industriale che quello della cantieristica navale, ha prodotto una profonda crisi anche nel tessuto sociale, caratterizzato, quest’ultimo da un elevato tasso di immigrati extracomunitari. Al fine di invertire il trend negativo fu deciso, a partire dagli anni ‘90, un lento processo di riconversione produttiva, associando a tale scelta politica anche la ricerca di un nuovo assetto urbanistico della città. In tale ottica il Governo svedese ha fatto notevoli sforzi che si sono concretizzati nella realizzazione del ponte che ha collegato Malmö con Copenhagen, facendo si che Malmö divenisse una sorta di porta di ingresso dal continente europeo verso i Paesi scandinavi, trasformandosi in tal modo in nodo strategico di interscambio. Inoltre si sono intraprese una serie di iniziative per cercare di creare nuove opportunità economico-produttive attraverso una sorta di trasformazione “postindustriale”, tesa sia al miglioramento dell’immagine cittadina che del miglioramento della qualità della vita. Tra queste operazioni vanno annoverate una nuova università ed un nuovo insediamento residenziale proteso verso la frontiera ecologica, chiamato Bo01.

In tale ottica si può certamente affermare che Malmö ha senz’altro mutato il proprio ruolo strategico nello scacchiere europeo: da luogo privilegiato di stoccaggio di beni provenienti da Gran Bretagna, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Polonia e Germania a piattaforma logistica che tenta di proiettarsi dal Nord Europa verso il cuore del continente. In tal senso la scommessa politica dell’esposizione Bo01 è venuta così a legittimare una offerta residenziale che, nello standard dei servizi e nella raffinatezza del linguaggio formale, dimostra una totale apertura, anche simbolica, alle più importanti esperienze intraprese negli altri paesi europei.


L’AREA OGGETTO DELL’INTERVENTO

Il quartiere Bo01 si trova nella zona ovest del porto di Malmö, andandosi ad insediare in una specie di penisola che è stata conquistata al mare. Tali spazi hanno ospitato in passato un enorme cantiere navale, scomparso negli ultimi anni a seguito della crisi che ha colpito le attività cantieristiche, provocando, così, il sostanzialmente abbandono di tale area. Il recupero di quest’area si è tradotto in un’operazione ad alto contenuto tecnologico e rivolta alla nuova frontiera del costruire ecologico.

L’idea generale è stata quella di realizzazione un quartiere modello che andasse ad integrarsi con il restante tessuto della città, attraverso un dosato equilibrio di residenze, uffici ed attività commerciali.

Come si è detto Bo01 costituisce la prima fase di un più ampio programma di interventi destinato a riqualificare l’intera area di West Harbour della città di Malmö.

Il nuovo distretto urbano, comprendente più di 500 alloggi, è stato realizzato in un rapporto di fattiva collaborazione tra importanti architetti di fama internazionale (Ralph Erskine, Santiago Calatrava, Mario Campi, per citarne alcuni) ed imprese di costruzione europee, nel tentativo di sperimentare concretamente l’idea di una densa rete di rapporti economici e culturali estesa a tutto il vecchio continente.

L’obiettivo è quello di garantire la coesistenza di una pluralità di attività urbane, poste a reciproco contatto, in modo che tutti possano bene¬ficiare, seppur in grado diffe¬rente, delle opportunità offer¬te da un ambiente naturale di rara bellezza. I sostenitori del¬l’iniziativa auspicano pertanto che il distretto possa diventare un’esperienza trainante a livello internazionale, propo¬nendo una realtà urbana in grado di promuovere i valori della densità edilizia in una so¬cietà ambientalmente sosteni¬bile, perfettamente adattata al contesto circostante, nella sua duplice accezione naturale ed artificiale.


LA STRUTTURA DELL’INSEDIAMENTO

L’area pianificata è caratterizzata da tre “componenti” dal carattere fortemente differenziato: un distretto urbano permanente realizzato secondo criteri di sosteniblità ambientale (Boplatsen), un villaggio a carattere sperimentale che raccoglie modelli progettuali innovativi dei diversi Paesi europei invitati all’esposizione ed un campus a verde attrezzato in continuità con la promenade urbana, originariamente destinato ad esposizioni temporanee. L’insediamento fino ad oggi completato sorge a stretto contatto con la spiaggia, i grandi parchi urbani ed il centro della città, ed ha una dimensione complessiva di circa 30 ettari.

L’impianto edilizio è basato sulla contiguità dei lotti dispo¬sti sulle rive contrapposte di un canale artificiale interno che sfocia nel bacino dell’Öresund, ed arricchito dalla presenza di un flesso nella disposizione delle quinte che valorizza l’inserimento di un ponte pedonale.

Il piano dell’area si caratterizza attraverso un sistema di viali alberati, lungo il quale si alternano:
- aree destinate ad uffici, servizi ed attività terziarie in genere (arancione);
- aree residenziali (giallo);
- aree adibite a verde pubblico (verde);
- un’area che ospita ancora attività industriali e dove non è permesso costruire residenze per problemi di inquinamento acustico (grigio e azzurro).

L’architetto Klas Tham, ha disegnato il piano generale ponendosi come obiettivo principale la soddisfazione dei futuri abitanti e cercando di inserire elementi - come ad esempio strade e i sentieri stretti e tortuosi che si aprono su scenari sempre nuovi - che facessero diventare l’esperienza di chi percorre il quartiere una continua “scoperta”.

Il tessuto urbano si caratterizza per la sua molteplice valenza, la quale contiene in se aspetti “multipli”, ovvero elementi e segni che vanno letti contestualmente sia in chiave planimetrica che in funzione del loro rapporto con l’ambiente. Questa molteplicità e ricchezza tanto planimetrica che volumetrica, ha reso possibile la creazione di spazialità urbane assimilabili a quelle di una città tradizionale, senza peraltro rinunciando alla ricerca tecnologica, alla sperimentazione tipologica e della ricerca di un linguaggio architettonico che fosse espressione tanto della “frammentazione” della contemporaneità quanto capace di racchiudere nella sua matrice una forte componente linguistica del luogo. La volontà di coniugare la “natura” con la presenza umana si palesa nel la fitta interconnessione tra l’uomo, le aree verdi e l’acqua, quest’ultima rappresentate in tutte le sue possibili manifestazioni. Altri elementi qualificanti in questo senso sono i sentieri interni e il sistema di canali artificiali che si interseca con il sistema dei parchi nonché la discreta presenza delle automobili, le quali possono circolare solo lungo il perimetro esterno del distretto, da cui raggiungono ampie autorimesse interrate. Ciò permette che tutta l’area residenziale risulti integralmente pedonale ed a misura d’uomo.

Come ho già accennato precedentemente un altro elemento interessante del progetto è rappresentato dall’eterogeneità. Questa caratteristica è stata senza dubbio voluta e tale da risultare un elemento importante fin dalle prime fasi della definizione del progetto delle aree residenziali, collocate in prossimità del mare e della spiaggia più importante della città e servite da grandi aree adibite a parcheggio.

Le ragioni vanno cercate, a mio giudizio, in due aspetti:

- un primo aspetto legato a scelte di natura economica, ovvero scelte di marketing in cui l’eterogeneità permettesse la partecipazione di un gran numero di architetti e quindi una conseguente risonanza internazionale;
- un secondo aspetto legato senz’altro a scelte semantiche che, almeno nella matrice planimetrica, si rifanno a composizioni legate ad un “antico” rapporto tra l’uomo e il costruito.

L’aspetto legato al marketing può, difatti, leggersi nella maglia dei lotti che Tham ha realizzato in maniera tale che questi fossero molto piccoli e quindi sicuramente più interessanti ai fini dell’acquisto da parte di chi avesse avuto intenzione di investire. Su tali lotti sono intervenuti diversi progettisti ognuno dei quali ha disegnato un proprio edificio, differenti per forma e tipologia dagli altri (vi sono blocchi di appartamenti, unità residenziali singole e bifamiliari).

Il secondo aspetto è stato gestito da Tham attraverso una forte caratterizzazione del progetto, in tutte le sue fasi e nei suoi molteplici aspetti. L’impianto plani-volumetrico e strutturato su di un tessuto residenziale costituito di case a schiera ed a corte unito ad una grande varietà di forme e di colori cercando continuamente di esprimere delle forme progettuali caratterizzate da un elevato standard qualitativo. A tal fine si è provveduto affinché su ogni lotto operasse un progettista diverso, ed è con¬tornato da una serie di spazi aperti progettati per dare la possibilità agli abitanti di incontrarsi, per favorire i rapporti sociali; queste aree sono integrate, soprattutto lungo i collegamenti principali, da bar, ristoranti, negozi e piccoli uffici, ma anche di uno spazio ben strutturato in cui ognuno potesse ritrovarsi e ritrovarvi aspetti socio-culturali andati perduti nelle moderne città. Lo stesso dicasi per gli edifici localizzati sul lungomare e caratterizzati da colori tenui che si armonizzano con le luci dell’alba; il rapporto di questi edifici con il mare è stato enfatizzato da una serie di gradonate che permettono un contatto diretto con l’acqua e costituiscono un punto ideale dove sedersi a godere le belle giornate estive. Anche gli edifici posti all’interno sono stato curati affinché fungano quasi da rifugio nelle fredde giornate nordiche. Qui, all’interno di questi spazi, è possibile percorrere una serie di vicoli piccoli e stretti da cui si pos¬sono ancora apprezzare scorci di cielo e di mare e che conducono ad edifici più bassi, caratterizzati da colori più forti e carichi. Il costruito si alterna ad una serie di aree adibite a verde pubblico, tra le quali emergono due parchi: il Dania, i cui prati verdi si affacciano direttamente sul mare e l’Anchorpark, caratterizzato dai tre differenti biotopi tipici della regione, ove crescono soprattutto querce, faggi e ontani.

 

IL PROBLEMA DELLA SOSTENIBILITA’

Il problema della sostenibilità, inteso nella sua più ampia accezione, è stato posto alla base del progetto per Bo01. Il lavoro svolto da Tham è stata una sperimentazione a 360 gradi, investendo tanto gli aspetti economico-finanziari che quelli di natura sociale e tecnica. In tal senso la sostenibilità è stata intesa ed interpretata sia dal punto di vista tecnologico, attraverso una attenta qualificazione, tanto delle singole strutture edilizie, quanto degli spazi urbani, sia per quanto riguarda la sua accezione sociale.

Mentre il primo aspetto può ritenersi un territorio abbastanza esplorato in diverse esperienze, soprattutto nord-europee, il significato sociale della sostenibilità è un argomento ancora poco esplorato e che, pertanto, ha richiesto notevoli sforzi, vista la notevole “plasmabilità temporale” delle strutture sociali. Klas Tham, come si è detto sopra, considera tale elemento una questione essenziale nella definizione di ogni progetto che voglia rivolgersi al futuro, soprattutto in funzione tale da permettere la creazione di ambienti confortevoli da vivere.

Questi concetti hanno caratterizzato sin dall’inizio le scelte “politiche” della Municipalità di Malmö, la quale ha preso accordi in tal senso con gli investitori, in modo da definire, fin dall’inizio, un programma che assicurasse elevate valenze ecologiche al progetto, particolarmente ambizioso soprattutto riguardo alla creazione di spazi verdi. E’ ovvio che il ruolo giocato dalle scelte politiche è stato essenziale, in quanto solo un forte impulso delle autorità poteva permettere un’azione a largo raggio. Questo implica azioni soprattutto in campo economico-fiscale verso gli investitori in modo tale da attenuare lo slancio speculativo in favore di una maggiore qualità urbana con conseguente maggiore attenzione per gli aspetti di convivenza sociale del territorio edificato.

Ed è per il soddisfacimento di questi requisiti che gli investitori hanno dovuto optare per scelte progettuali che prevedevano non solo tetti verdi ma anche pareti verdi, queste ultime realizzate con piante rampicanti. La scelta delle specie da piantumare è stata orientata dalla stessa Municipalità in modo tale da garantire la biodiversità nel quartiere.

Come abbiamo detto sopra, la realizzazione e l’indicazione di tali obiettivi sono stati garantiti da un forte input politico, traducendosi successivamente in scelte progettuali sicuramente ecocompatibili, ma anche “culturalmente” orientate in modo tale da garantire alti standard di vita attraverso momenti di socializzazione all’aperto e la possibilità di muoversi quotidianamente in un ambiente ricco di acqua e di verde.

In particolare i tetti verdi, oltre ad essere un rilevante elemento, si sono rivelati molto utili sia per l’isolamento termico delle unità immobiliari dei piani più alti, sia nelle operazioni di raccolta dell’acqua piovana. La presenza di uno strato verde, infatti, permette un deflusso più lento dell’acqua verso le cisterne di raccolta e quindi l’utilizzo di tubazioni e canali di diametro ridotto; dalle cisterne, l’acqua scorre in una rete di piccoli canali all’aperto che fiancheggiano le strade e diventano parte integrante del paesaggio.
Da qui l’acqua raggiunge il mare, dopo essere stata opportunamente depurata con sistemi esclusivamente naturali, come piccoli bacini di filtraggio dotati di letti di sabbia e piante idrofile.

 

ASPETTI ENERGETICI

L’energia del sole svolge un ruolo essenziale nella struttura energetica del quartiere. Essa viene immagazzinata dai singoli edifici grazie a grandi finestre ma anche “catturata” attraverso le coperture e sulle pareti degli edifici, dove sono posizionati pannelli solari che si vanno ad integrare nel disegno dell’ambiente costruito. Tutto è stato pensato e programmato attraverso un preci¬so programma energetico, che ha permesso a questo quartiere di essere alimentato esclusivamente da energia prodotta in loco da fonti rinnovabili.

Oltre all’utilizzo dei pannelli solari è stato creato un originale ed innovativo sistema per la produzione di energia. Il calore richiesto per riscaldare gli edifici viene anche prodotto tramite un siste¬ma di estrazione del calore dallo strato roccioso che caratterizza il sottosuolo. A tal fine sono state eseguite una serie di cavità sotterranee che durante l’estate vengono riempite con acqua calda; il calore viene conservato e immagazzinato dallo strato roccioso, da cui viene estratto durante il periodo invernale. Inoltre si è provveduto a ridurre la quantità di calore richiesta per il riscaldamento degli edifici grazie all’impiego di materiali e tecnologie di costruzione caratterizzati da elevati livelli di isolamento termico e di adeguati sistemi di ventilazione. L’elettricità viene generata da mulini a vento e pannelli a cellule fotovoltaiche disposti sulla sommità degli edifici, mentre biogas viene estratto trattando opportunamente i rifiuti prodotti nell’area in apposite stazioni di servizio, collocate al suo interno, con lo scopo di garantire una ulteriore quota di riscaldamento per gli edifici realizzati ed offrire propellente ai veicoli sperimentali utilizzati per il trasporto pubblico. In aggiunta i materiali utilizzati nelle costruzioni a carattere sperimentale potran¬no essere completamente riutilizzati nel caso di demolizione degli edifici.


TRATTAMENTO DEI RIFIUTI URBANI

Il sistema di raccolta e dello smaltimento dei rifiuti è stato organizzato in una logica di autoalimentazione del distretto urbano. E’ stato previsto, a tal fine, un sistema di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, i cui terminali sono collocati nelle pertinenze delle singole abitazioni. Esso è basato su due momenti:

• raccolta differenziata nell’ambito dei diversi edifici (attraverso la separazione di vetro, metalli, carta e legno);
• riutilizzo delle sostanze nutritive recuperate dai rifiuti ed utilizzate nel campo dell’agricoltura. In tal senso i rifiuti organici vengono trattati per estrarre fosfati impiegati, poi, per la fertilizzazione delle aree agricole tramite un nuovo processo chimico chiamato Kepro; ciò che rimane alla fine del processo viene utilizzato per creare energia a servizio del quartiere grazie ad un impianto a biogas costruito in un’area apposita.

 

SISTEMA DEI TRASPORTI

Il sistema dei trasporti, sia interni al quartiere che per il collegamento con il resto della città, è stato studiato per ottenere soluzioni sostenibili, fino ad arrivare a sistemi di trasporto pubblico che potessero essere economicamente competitivi con i mezzi privati oltre che dal punto di vista economico anche per quanto concerne la frequenza di utilizzo. Così nella definizione del piano la densità edilizia dell’area è stata strutturata in modo compatto, e ciò al fine di minimizzare gli spostamenti in automobile, privilegiando l’uso della bicicletta ed incentivando la mobilità pedonale. I percorsi sono stati studiati in maniera da rendere le piste ciclabili e le strade riservate ai mezzi pubblici più brevi e veloci rispetto a quelle dedicate al traffico privato automobilistico. Si è inoltre pensato di istituire un servizio di “car pool”, ovvero l’istituzione di una sorta di noleggio pubblico di automobili, più conveniente del possesso diretto dell’auto da parte dell’utente finale.
Nel quartiere sono state infine predisposte stazioni di servizio “ecologiche”, in cui è possibile fare il pieno di gas naturale, biogas o energia elettrica alla propria automobile.

L’incremento del servizio di trasporto pubblico che garantisce il collegamento con il centro di Malmö, basato su sistemi di propulsione “puliti”, come quello elettrico, si giustifica con gli stessi obiettivi.

Si prevede inoltre di incrementare nel tempo la presenza di biodiversità animali e vegetali. Il ricorso alle tecnologie dell’informazione permetterà in aggiunta di monitorare costantemente da ogni abitazione l’uso delle risorse ambientali, di controllare i processi di riciclo dei rifiuti, dei tempi di partenza dei mezzi di trasporto pubblici ed il programma delle iniziative in corso nel distretto una volta che esso risulterà perfettamente integrato nella dimensione urbana di Malmö.

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